martedì 24 giugno 2014


CAVALLARO

Un Angelo forsennato fra il Paradiso e la terra

LA SICILIA del 20 dicembre 2013

di Grazia Calanna

 

 

“Il Paradiso visto dalla Terra, il Paradiso dove ci attendono gli “Affari di Lassù”,  il Paradiso luogo di ipotesi e risposte, dei “Santi incontri”, il Paradiso quasi dietro l’angolo e con un angelo sempre pronto a darci una mano (casualmente?), vegliando su di noi”. È questo, dalle parole dell’autrice Grazia Cavallaro, il leitmotiv del nuovo libro, A&B Editrice, “Favole del Paradiso”. “Di ritorno dalla terra… Sembro un forsennato. Ma per chi mi hanno preso, per un pacco postale? Non so per quanto tempo ancora riuscirò a sopportare di viaggiare senza potermi fermare per tirare un bel respiro, (Qui le pause sembrano durare un’eternità!”). Esordisce così il protagonista, l’Angelo custode di Astrid, delizioso scarabocchio che, nel precedente libro della Cavallaro, “Il Bianco e il Nero”, è diventato umano. In un’epoca tecnologica in cui gli studiosi cercano risposte concrete ai quesiti insoluti sull’universo, la favola, chiarisce l’autrice, “crea mondi paralleli permettendoci di viaggiare lontano, fino a trovare, negli spazi reali nella fantasia, risposte e soluzioni”. Un nugolo di personaggi animano pagine di storie incardinate su un chiaro messaggio: “per trovare il proprio paradiso interiore occorre recuperare la parte migliore di noi stessi, spesso saccheggiata dal divenire esistenziale”. Ci sono i fratellini Bàstis e Raya, nati, quasi ai margini del creato, per ritrovarsi e volersi bene; l’Omone e Peppina che sfidano avversità dissimili con coraggio e pacatezza; l’Uomo Stanco, a lavoro da mattina a sera per guadagnarsi da vivere e sostentare al meglio i familiari, al proverbiale incontro con un Gigante dall’abbraccio paterno. E, ancora, non ultimo, il Diavolo, snervato del proprio ruolo e delle inevitabili connessioni negative, disposto nientemeno che a servire il suo antagonista pur di essere dimenticato da chi lo invoca continuamente, una figura quasi umana, per via della ricerca di cambiamento e di posatezza interiore. “Scrivere come pensare - dichiara la Cavallaro -, è una forma di dialogo con noi stessi con la differenza che scrivendo, oltre ad analizzare i sentimenti umani, trasmettiamo valori. Tutto questo ci aiuta a vivere in pace con noi stessi e col mondo, dando un senso diverso alla nostra vita. Questo accade soprattutto quando, strada facendo, incontriamo difficoltà senza risposta o procediamo accompagnati da tanti dubbi. La fiaba è un percorso introspettivo in noi stessi alla ricerca dei nostri personaggi, degli antagonisti, degli sconosciuti, delle storie in apparenza lontane. È un cammino nel mondo che ci circonda visto attraverso gli occhi della nostra anima. Leggendo ciascuno può trovare la sua parte di mondo e, dunque, la fiaba diventerebbe il luogo rappresentativo nel quale ritrovarci e rispecchiarci a vicenda”.  

GRAZIA CALANNA

 

 



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